Da sabato 25 novembre 2017 le sale di attesa delle stazioni di Oulx e Bardonecchia, su indicazione centrale di Trenitalia- RFI, erano state chiuse a data da destinarsi. Il motivo di tale decisione è da ricercare fra quei migranti che spesso, dopo aver tentato di oltrepassare il confine con la Francia ed essere stati respinti, si trovavano obbligati ad alloggiare negli unici luoghi pubblici, riparati, caldi e disponibili: cioè le stazioni. Una scelta – quella dei migranti – del tutto legittima, specie se si considera che in questa stagione durante la notte si raggiungono temperature con picchi negativi anche di -18 °C.
Venerdì 1° dicembre la Prefettura ha provveduto a riaprire le stazioni ferroviarie, anche grazie alle numerose richieste dei sindaci. Nonostante ciò ci sembra opportuno esprimere la nostra opinione sottolineando l’importanza dei fatti accaduti.
Noi studenti e docenti dell’IISS Des Ambrois di Oulx, insieme ai responsabili di Scuola di Pace “Achille Croce”, Medici per i Diritti Umani – Piemonte, DesMedu (Desambrois-Medici -per i diritti umani), Progetto Sete di Giustizia, Funzioni strumentali di intercultura, dichiariamo dunque il nostro sconcerto alle autorità competenti e alla società civile per il provvedimento di chiudere le sale d’aspetto e di fatto la stazione in quanto possibile luogo di rifugio per migranti in drammatiche situazioni di passaggio. Questo ci sembra infatti un modo abominevole di gestire la particolare situazione di quanti, ancora prima di essere migranti o rifugiati, sono esseri umani.
In questa nostra pubblica denuncia facciamo consapevolmente riferimento ai diritti umani, perché patrimonio della nostra cultura che rivendichiamo, proprio per denunciare come disumano il provvedimento. Invece di governare l’emergenza, peraltro strutturale, Trenitalia sceglie di chiudere uno dei pochi luoghi in cui rifugiarsi di fronte a temperature che ormai scendono drammaticamente sotto lo zero. Ancora una volta non vorremmo che si aspettasse il morto per assideramento per affrontare il problema. Tanto meno vogliamo far finta, ancora una volta, che il problema non ci riguardi, forse perché disturba i nostri sonni.
Queste stazioni chiuse non solo sono un provvedimento lesivo dei diritti dei migranti, ma creano un grande disagio a tutti noi: studenti, professori o comuni cittadini che ci ritroviamo costretti ad aspettare il treno al freddo invernale o che abbiamo semplicemente bisogno di rinnovare l’abbonamento o di acquistare un biglietto.
Questa scelta di chiusura colpisce tutti e specialmente le persone anziane, che molte volte hanno bisogno dell’assistenza di un operatore non sapendo usare la biglietteria automatica, o che hanno perso il treno di ritorno a Torino o che devono partire presto e che si trovano a dover sopportare l’attesa all’aperto. Colpisce il senza casa, spesso italiano. Colpisce chi deve fare i conti con un solo distributore automatico di biglietti, che permette di salire sul treno con la documentazione opportuna, ma pagabile solo con carta di credito o bancomat. Ma non è obbligatorio possedere un bancomat! E ricordiamo che per quanti non hanno potuto fare il biglietto l’azienda ferroviaria applica penalità…
Ecco perché ci spaventa e ci indigna la noncuranza burocratica, speriamo almeno non calcolata. Ed ecco perché reputiamo questo provvedimento tanto disumano quanto miope.
Disumano, perché violare i diritti umani, non riconoscere alle persone i diritti i più elementari è qualcosa di imperdonabile, soprattutto qui in Europa, dove la pratica di essere ridotti a “nuda vita” è memoria tragica; e miope, perché siamo all’inizio della stagione sciistica, che per molti è pane. Ricordiamo infatti come tale decisione non possa che dare un’ulteriore immagine negativa a una Valsusa, che al contrario dovrebbe poter vivere soprattutto di una economia turistica.
La deportazione dei diritti umani nuoce a tutti.
Studenti, docenti, personale ATA dell’IISS Des Ambrois di Oulx.